La casa dei Candini a Cinquanta (Bo) nel 2015 © V. Gualandi

La casa dei Candini a Cinquanta (Bo) nel 2015 © V. Gualandi

Luogo
San Giorgio di Piano, Cinquanta (Bo) Emilia Romagna, Italia


Racconto della vicenda

All’indomani dell’8 settembre 1943, il capitano dell’Esercito italiano Vittorio Cuomo, che risiede a Cento di Ferrara con il figlio Eugenio di quattro anni e la moglie Luisa Lebedkin (nata a San Gallo, in Svizzera, da una famiglia ebrea lituana, trasferitasi lì da Slonim, oggi Bielorussia, a seguito della partecipazione del padre Yossef a uno dei primi Congressi sionisti), getta la divisa per non aderire alla Repubblica di Salò.
I tedeschi gli offrono di vestire nuovamente la divisa italiana per ricoprire l’incarico di traduttore per i lavoratori forzati italiani impegnati a riattivare le linee ferroviarie bombardate dagli Alleati. Trovandosi in grave pericolo, poiché è ricercato dai repubblichini, con moglie e figlio che rischiano la deportazione perché ebrei, Cuomo accetta l’incarico. Probabilmente, la sua posizione all’interno di un ufficio tedesco gli permette di falsificare i documenti per sé, la moglie e il figlio (E. Cuomo, 2015, 27).
Non sentendosi più al sicuro a Cento, i Cuomo si spostano di paese in paese: da Cento a San Giovanni in Persiceto, poi a Poggio Renatico, Galliera, San Giorgio di Piano, per trovare infine rifugio a Cinquanta, una frazione di San Giorgio di Piano (Bo), in via Casale 19, nella casa colonica di Pio e Gina Candini. Qui, con l’aiuto di Candini, Vittorio Cuomo costruisce una baracca di legno riscaldata da una stufa, per ospitarli, visto che in casa oltre alla famiglia Candini e altri famigliari sono presenti anche altri tre rifugiati, degli antifascisti fuggiti dal carcere dopo un bombardamento.
I Cuomo rimangono a Cinquanta fino al 1945, protetti dai Candini, che condividono con loro il cibo, per lo più pane, prosciutto e polenta, mentre i bambini, Romano ed Eugenio, diventano compagni di gioco.
Come ricorda Eugenio, i Candini non hanno mai chiesto nulla in cambio e li hanno accolti senza sapere chi fossero.
Scegliendo di ospitare la famiglia Cuomo i Candini si espongono a gravi rischi; inoltre, nell’inverno del 1945, in prossimità della casa si accampa un battaglione della Wermacht in ritirata verso nord.
Preoccupato per la situazione, in cambio del suo orologio da tasca, Vittorio recupera da un soldato tedesco il suo cavallo, che gli era stato sequestrato, e con quello e un carretto lascia la casa dei Candini e Cinquanta che ritiene poco sicure. Parte quindi alla volta di Bologna, dove la famiglia si rifugia in una casa in viale Audinot. Qui rimangono fino alla Liberazione. Dopo la guerra la famiglia rimane a Bologna, dove Eugenio frequenta e si diploma al liceo-ginnasio Luigi Galvani e si iscrive all’università.
Nel 1963, appena laureato in Giurisprudenza, Eugenio Cuomo si trasferisce in Israele dove diventa docente di Diritto, poi direttore della biblioteca della facoltà di Giurisprudenza a Gerusalemme e nel 1966 viene raggiunto dai genitori che moriranno in Israele, Vittorio Cuomo nel 1972 e Luisa nel 1996.
Nonostante non si siano più incontrati dall’inverno del 1945, i Cuomo hanno mantenuto memoria della generosità dei loro salvatori e nel 1994, Eugenio Cuomo, in Italia per un congresso, va a cercarli a Cinquanta (Bo) ritrovando la casa dove è vissuto fino a cinque anni e mezzo, ma non i Candini che, come viene a sapere in seguito, si sono trasferiti in un paese vicino, Funo di Argelato (Bo). Ritornato in Italia nel 1998, riesce a rintracciarli con l’aiuto dell’amico e compagno di studi al liceo Galvani, Mauro Tagliani, e può riabbracciare Romano e i suoi genitori, Pio e Gina.
Pio Candini, novantaduenne, rispose con semplicità al ringraziamento di Eugenio dicendo: «Quando le persone hanno fame, gli si dà da mangiare» (E. Cuomo, 2015, 59). Tornato in Israele, Eugenio Cuomo avviò la procedura di riconoscimento a Yad Vashem per Pio e Gina Candini quali Giusti tra le Nazioni, che giunse a luglio 1998, in tempo per essere comunicata a Pio prima della sua morte, avvenuta il primo novembre. L’onorificenza fu invece consegnata a Gina l’11 novembre, nel corso di una cerimonia all’ospedale di Bentivoglio dove era ricoverata.
Anche dopo la morte di Gina, il rapporto tra Eugenio Cuomo e i Candini continua con una consuetudine di visite a Romano Candini e a sua moglie Edera. Il 27 gennaio 2005 i Consigli Comunali di San Giorgio di Piano e Argelato, in seduta congiunta onorano Pio e Gina Candini e il 28 gennaio 2006 si svolge la cerimonia dell’intitolazione di una strada comunale a San Giorgio di Piano “Via coniugi Candini Pio e Marchesi Gina, Giusti tra le Nazioni” alla presenza dei figli Irma e Romano e di Eugenio Cuomo. (EC)


Bibliografia
Nigro L., “Gina sul muro dei Giusti per la sua Schindler’s list”, La Repubblica, 12 novembre 1998

Gutman I., Rivlin B., I Giusti d’Italia, Mondadori 2006, p. 83 (ed. it. a cura di L. Picciotto)

Il Sangiorgese, Anno XXIV, n. 1, gennaio 2006

Eugenio I. Cuomo, Una vita qualunque, La Nottola 2015

ALTRE FONTI

Intervista di E. Cussini a Eugenio I. Cuomo e a Edera e Romano Candini, dicembre 2017.