Luogo | Mirandola (MO), Emilia Romagna, Italy |
Racconto della vicenda
Mirandola, come altre località della Bassa modenese, dal 1942 diviene luogo di internamento libero per gli ebrei stranieri. I primi ad arrivare sono ebrei anglo-libici, mentre successivamente vi vengono trasferiti ebrei per lo più di origine jugoslava, precedentemente internati in campi nel Sud Italia. Tra di loro, la famiglia Talvi (o Talvy), arrivata nel luglio 1942 a Mirandola dal campo di Ferramonti di Tarsia (RC), in cui era stata internata nell’ottobre 1941. La famiglia è composta da Ilija, diplomatico jugoslavo di stanza a Roma, la sua seconda moglie Rebecca Behar, la figlia del primo matrimonio Alice (Alisa), i due figli più giovani Raffaele e Leone. In tutto, a Mirandola vengono assegnati in internamento libero una quarantina di ebrei stranieri. Dato che tutti i loro beni erano stati confiscati all’arresto, la loro sussistenza è affidata al solo, ed esiguo, sussidio mensile erogato dalla Delasem. In regime di internamento libero, non possono allontanarsi per più di 5 chilometri, la notte hanno l’obbligo di rimanere nel domicilio e devono presentarsi due volte al giorno al commissariato di pubblica sicurezza. Durante la permanenza forzata, si creano dei legami: sia interni al gruppo di confinati, che con alcune famiglie della popolazione locale. Nel marzo 1943, presso la comunità ebraica di Modena, Alice sposa Menahem Almozlino (Maks), conosciuto durante l’internamento al campo di Ferramonti. Una delle figure locali con cui stabiliscono un contatto è Silvio Borghi, che vive con la famiglia nella frazione di Mortizzuolo, lavorando come casaro presso la tenuta di Camillo Benatti. Ogni settimana Borghi si reca al mercato di Mirandola e lì conosce diversi ebrei internati. In particolare, aiuta i Talvi a procurarsi cibo, offrendo un pasto alla settimana a casa propria ai due figli ventenni, Raffaele e Leone, e dando loro prodotti della campagna da portare agli altri. Dopo l’8 settembre la famiglia Talvi teme che, con l’occupazione tedesca e l’instaurarsi della Repubblica sociale, il destino degli internati sia quello della deportazione in Germania. Si rivolge così alla propria rete di conoscenze per trovare rifugio: Ilija e Rebecca, insieme alla figlia Alice, incinta, e al genero Menahem trovano aiuto presso don Dante Sala, nella parrocchia di San Martino Spino; i due figli Raffaele e Leone, vengono accolti da Silvio e sua moglie Lidia, a sua volta in attesa del terzo figlio. Silvio e Lidia trasformano così in un nascondiglio la stanza del figlio Enzo, di sette anni: per timore che il bambino possa rivelare inavvertitamente qualcosa, viene tenuto all’oscuro della presenza dei due ragazzi e gli viene detto che per qualche tempo la sua stanza deve essere usata per nascondere delle forme di grana. Un armadio viene posto a protezione dell’ingresso della camera: solo la sera Raffaele e Leone escono per mangiare, camminare un poco e chiacchierare con Egidio, il primogenito quattordicenne di Silvio e Lidia. Durante il giorno rimangono nascosti, ingannando il tempo e la tensione disegnando ritratti e paesaggi. Anche il proprietario della tenuta e del caseificio, Camillo Benatti, viene messo al corrente della presenza dei ragazzi, accettando di mantenere il segreto. A tenere in contatto i due rami della famiglia Talvi, portando e ricevendo messaggi da don Dante Sala, è Egidio Borghi, che, data la giovane età, può più facilmente passare inosservato. Intanto la scomparsa dei Talvi, che avevano smesso di presentarsi per i controlli giornalieri, aveva allertato la questura. Nel frattempo, Silvio Borghi si prodiga anche per aiutare altre famiglie e singoli ebrei confinati a Mirandola, procurando beni di sussistenza: in particolare Mara Martinovic e Leon Hoffmann. Di fronte al rischio crescente e al timore dei Talvi di essere scoperti, Silvio Borghi contatta un ex commilitone del padre, Dino Riva, che abita a Cernobbio, in prossimità del confine con la Svizzera. Per valutare la sua disponibilità a organizzare il passaggio, viene mandato don Dante Sala: Riva e la moglie Allegra accettano di aiutarli. A questo punto è necessario trovare dei documenti per i Talvi, in particolare per i due ragazzi ventenni, che possono suscitare molti sospetti come possibili disertori. Viene coinvolta Ariella Benatti: impiegata in una cooperativa alimentare, dove è addetta alla preparazione delle tessere annonarie, avendo accesso agli uffici comunali riesce ad apporre il timbro ai documenti falsi. Viene redatta anche una falsa lettera di assunzione in una fabbrica di Milano, per legittimare lo spostamento dei due giovani e della loro famiglia. Accompagnati da Silvio Borghi, i Talvi partono nella notte del 21 ottobre 1943: in calesse arrivano a Medolla, per evitare Mirandola dove erano conosciuti, e da lì raggiungono la stazione di Modena dove li attende il treno per Milano. Ma durante il trasferimento incontrano il questore di Mirandola che li riconosce. Alice Talvi, all’ottavo mese di gravidanza, ha un mancamento. Il questore, allora, dice in dialetto a Borghi: “io non ho visto niente”. Da Milano cambiano per Como, poi in battello per Cernobbio, dove Riva e la moglie li accolgono insieme ad alcuni giovani amici fidati, che conoscono bene i boschi. Suddivisi in gruppetti per non dare nell’occhio, tutti e sei i fuggitivi riescono a passare il confine svizzero. Silvio Borghi torna a Mortizzuolo portando una valigia con alcuni effetti personali che i Talvi non erano riusciti a mettere negli zaini. Scoperta questa strada di salvezza, Borghi organizza la fuga anche per Leon Hoffmann, un commerciante di stoffe di Zagabria. Ma questa volta è necessario attendere diversi giorni nascosti in casa Riva, perché il confine è molto sorvegliato. Raggiunta finalmente la Svizzera, Hoffmann consegna a Borghi un biglietto di ringraziamento con un messaggio in codice per gli altri confinati nascosti a Mirandola: la parola “pane” indica che la via di fuga è sicura. Questo secondo viaggio sarà anche l’ultimo per Silvio Borghi: sia la moglie Lidia che il datore di lavoro Benatti convengono sul fatto che sia troppo rischioso. Invece don Dante Sala inizierà, dopo questi primi due salvataggi, a collaborare attivamente con Odoardo Focherini, seguendo anche per altri casi la “via sicura” indicata dal contatto di Silvio Borghi con Dino Riva. Se l’opera di salvataggio di Focherini e don Sala è stata presto riconosciuta (sia nel 1955 dal Comitato di Liberazione nazionale e le comunità ebraiche, che successivamente con l’onorificenza di Giusti), questa vicenda è rimasta a lungo nascosta: Silvio Borghi e sua moglie Lidia Caleffi non raccontarono mai il loro tassello della storia. Solo a metà degli anni Duemila, la figlia Elsa, nata subito dopo questi salvataggi compiuti dai genitori, insieme al marito Umberto Broggi ha iniziato a ricostruire la vicenda (con l’aiuto del Comune di Mirandola, della Fondazione Fossoli e dell’Istituto storico di Modena) e a cercare dei discendenti dei salvati per poter avviare il processo di riconoscimento come Giusti tra le Nazioni. Potevano contare su alcuni oggetti: dalla valigia dei Talvi riportata da Silvio Borghi sono emersi documenti e fotografie cucite nella fodera, tra cui il passaporto di Alice, i certificati del suo matrimonio, testimonianze del campo di concentramento e ricerche di parenti effettuate dalla Croce Rossa, ma anche alcuni disegni di Raffaele rimasti nel nascondiglio. La signora Lidia ha sempre conservato i documenti in attesa di poterli restituire. Inoltre, tra il 1945 e i primi anni Cinquanta, i Talvi e Mara Martinovic avevano scritto alcune lettere di ringraziamento alla famiglia Borghi. Nella lettera di Ilija Talvi da Finlaut nel Cantone Vallese del 21 giugno 1945, si legge come al loro arrivo in Svizzera furono divisi e mandati in tre diversi campi. Alice e Menahem hanno avuto due figli e stanno a Losanna. Avrebbero voluto scrivere alla famiglia di Mortizzuolo anche prima, ma temevano di esporli durante l’occupazione. E aggiunge: “Noi vogliamo ripetere ancora tante volte i nostri ringraziamenti per la sola idea che ci avete dato di sfuggire, alla morte sicura, in Svizzera e non parlando del fatto che per un intiero mese avete nascosto Raffaele e Leone anche a costo della vostra vita. Quello che avete fatto veramente non si può pagare né con l’oro né con tutte le altre richieste di questo mondo e perciò ci rimarrete sempre il più bello e caro ricordo nei nostri cuori”. Dopo la liberazione, i Talvi, Hoffmann e Martinovic tornarono in Jugoslavia, mentre la famiglia di Alice e Menahem Almozlino successivamente emigrò in Israele. È solo negli anni Duemilia che Lidia Caleffi, ultranovantenne, ha iniziato a raccontare la storia propria e del marito, morto alla fine degli anni Ottanta. Lidia muore a Varese nel 2008. Silvio Borghi e Lidia Caleffi sono stati riconosciuti Giusti tra le Nazioni nel 2019. |
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Bibliografia | Vite ebree salvate (a cura di Elsa Borghi e Umberto Broggi), http://www.e-brei.net/articoli/nuovi/ebrei.htm
Il salvataggio degli ebrei nel Mirandolese, 11 maggio 2016, http://www.indicatoreweb.it/il-salvataggio-degli-ebrei-nel-mirandolese/ Maks Almozlino and family, intervista a Matilda Cerge https://www.centropa.org/photo/maks-almozlino-and-family
Gli angeli custodi degli ebrei. Studio inedito sulla rete segreta che contrastò la Shoah, “Il Resto del Carlino” – Modena, 30 gennaio 2009 Francesco Dondi, Quegli ebrei salvati dai mirandolesi. Una ricerca rivela chi evitò deportazioni o aiutò a fuggire, “Gazzetta di Modena”, 30 gennaio 2009 Roberta Guerzoni, Mirandola salvò olle 100 ebrei dalla deportazione. Presentata una ricerca inedita sugli “eroi nascosti” che resero possibile l’impresa, “Gazzetta di Modena”, 9 febbraio 2009 Roberta Guerzoni, Il confino della famiglia Talvi. Diplomatici a Roma, furono denunciati e spediti nella Bassa, “Gazzetta di Modena”, 9 febbraio 2009 I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-1945, a cura di Israel Gutman e Bracha Rivlin, Milano, Mondadori, 2006 Liliana Picciotto, Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah, 1943-1945, Torino, Einaudi, 2017 Dante Sala, Oltre l’Olocausto, Movimento per la vita, Milano 1979. Database Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico http://www.annapizzuti.it/ |
MATERIALI MULTIMEDIALI
Link ad eventuali materiali video | Maria Peri, Gli eroi nascosti. La rete di salvataggio degli ebrei nel mirandolese (1943-1945), 2009 – DVD. |