Luogo Parma, Emilia Romagna, Italy
Racconto della vicenda

Al civico 30 di Borgo delle Colonne, nel centro di Parma, vive la famiglia Camerini, composta da Orsola Amar, vedova del rabbino Donato Camerini, e dai figli Emanuele, Enrico, Gemma, Giacomo, Letizia e Ulda. La figlia Emilia Lea con il marito Enrico Della Pergola, rabbino della comunità, e i due figli Cesare Davide e Donato, vivono poco lontano, in via Torelli 10, vicino alla Cittadella. Dopo l’8 settembre gli uomini della famiglia cercano rifugio all’estero, credendo la situazione sicura per le donne e i bambini. Emanuele ed Enrico Camerini abbandonano la città insieme al cognato Enrico Della Pergola: quest’ultimo riesce a raggiungere la Svizzera, mentre i due fratelli si nascondono probabilmente in provincia di Como.

Il 10 dicembre 1943 Orsola Amar, Gemma, Letizia, Ulda, Emilia Lea e i due bambini di quest’ultima, Davide e Donato, di otto e nove anni vengono arrestati dalla polizia italiana a Reno di Tizzano (Pr), dove si sono rifugiati. Ulda, Emilia Lea e i suoi figli vengono rinchiusi nel campo di Monticelli Terme di Montechiarugolo (campo di prigionia per donne e bambini presso l’albergo Bagni, gestito dalla Rsi e attivo dal 6 dicembre 1943 al 9 marzo 1944), vengono da lì deportati prima a Fossoli e poi, il 5 aprile 1944, ad Auschwitz, da cui non fanno ritorno.

La madre Orsola Amar, rilasciata perché ultrasettantenne, scappa da Parma e rimane nascosta fino al termine del conflitto. Gemma Camerini, gravemente malata e intrasportabile, viene ricoverata all’ospedale civile di Parma, dove rimane fino alla Liberazione grazie all’aiuto e all’assistenza dei medici e dell’infermiera volontaria della Croce Rossa italiana, sorella oblata benedettina, Luisa Minardi. Finito il suo lavoro diurno di impiegata, la Minardi si reca di sera ad assistere i malati. Anche Letizia Camerini si ammala gravemente (linfogranuloma) e viene ricoverata nello stesso ospedale della sorella Gemma: ciclicamente la polizia va a verificare se le sue condizioni ne consentano la deportazione. Nell’estate del 1944 Luisa Minardi capisce che la situazione sanitaria sta migliorando e quindi è necessario far fuggire Letizia dall’ospedale: la fa confondere tra persone in visita ai malati, portandola a casa propria, dove la nasconde, la nutre (nella difficoltà del tesseramento) e la fa curare dal proprio medico.

Verso la fine del 1944, le condizioni di Letizia peggiorano, e la Minardi la fa accogliere presso il convento delle suore del Buon Pastore di Parma, rischiando lei stessa di essere arrestata: si accorge di essere pedinata quando va in visita. Letizia muore il 6 febbraio del 1945 e viene sepolta nel cimitero cattolico sotto il falso nome di Maria Fulgenti con la complicità di Luisa Minardi, della superiora dell’istituto del Buon Pastore, del medico curante, del parroco della chiesa di San Quintino, del direttore del cimitero. Dopo la liberazione, i resti di Letizia Camerini vengono traslati al cimitero ebraico: sulla sua lapide vengono scolpite anche parole di ringraziamento per Luisa Minardi.

Gemma Camerini muore nel 1951.

Luisa Minardi viene insignita della medaglia d’oro della Croce Rossa italiana e del titolo di Cavaliere al merito della Repubblica per il suo altruismo e generosità verso i bisognosi e i sofferenti. Riceve anche una medaglia d’oro dalla comunità ebraica di Parma per l’aiuto dato agli ebrei perseguitati.

Alla sua morte, nel 1978, la famiglia Camerini fa pubblicare un necrologio sulla “Gazzetta di Parma” che ricorda la sua opera in favore di Gemma e Letizia.

All’interno del progetto “Liberi di ricordare”, il 6 marzo 2018 l’assessorato ai Diritti dei Cittadini e l’istituto P. Giordani di Parma hanno inaugurato all’interno dell’istituto scolastico di via Lazio 3 un Giardino dei Giusti dedicato a Luisa Minardi e a Gino Bartali, mettendo a dimora due piante di ulivo. (EP)

Bibliografia Galvagno Marco, La Chiesa e il salvataggio degli ebrei nel Parmense, in “Storia e Documenti”, 6, 2001, pp. 65-80

I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-1945, a cura di Israel Gutman e  Bracha Rivlin, Milano, Mondadori, 2006, pp. 52-53.

Minardi Marco, Tra chiuse mura. Deportazione e campi di concentramento nella provincia di Parma 1940-1945, Comune di Montechiarugolo, 1987

–, Invisibili. Internati civili nella provincia di Parma 1940-1945, Bologna, Clueb, 2010, p. 214.

 Picciotto Liliana, Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah, 1943-1945, Torino, Einaudi, 2017, pp. 222-224.

 ALTRE FONTI

Parma / La cancellazione. La persecuzione antiebraica, Casa Camerini – Borgo delle Colonne 30,

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Parma / La cancellazione. La persecuzione antiebraica, Casa Della Pergola – via Torelli 10,

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