Luogo Polinago, Modena, Emilia Romagna, Italy
Racconto della vicenda

Sisto Gianaroli, nato nel 1895 a Pavullo (Mo), è mugnaio e nel corso della vita si sposta in varie località per lavorare presso mulini ad acqua. Sposa Alberta Seruti di Serramazzoni (Mo) con cui ha sette figli. Negli anni della guerra lui e la famiglia vivono e lavorano presso il mulino di Casa Lancelotti, denominato Mulino di Turrino, nel borgo di Gombola, frazione di Polinago.
Nell’autunno 1943 un cacciatore loro conoscente gli chiede di ospitare una famiglia di ebrei scappati da Ferrara, gli Ottolenghi: Amerigo, la moglie Wanda Tedeschi e il figlio Pier Paolo. Dopo l’8 settembre, infatti, gli Ottolenghi hanno chiesto aiuto a don Gino Lazzari, che li ha messi in contatto con un membro della Resistenza locale, Giuseppe Franceschini, il quale viene poi ucciso nell’eccidio del Caffè del Doro. Probabilmente tramite Franceschini, gli Ottolenghi vengono prima ospitati a Pavullo e poi, a causa del timore di un’imminente perquisizione, decidono di trovare un altro rifugio, in una zona più isolata. È per caso che incontrano Sisto Gianaroli, che, di fronte alla richiesta di ospitare queste persone, risponde: «Se non hanno altro posto noi li prendiamo».
La casa dei Gianaroli è molto semplice e composta da due stanze: Sisto, Alberta e i sette figli tra i due mesi e i sedici anni si riducono a dormire in una sola camera per poter mettere a disposizione degli Ottolenghi l’altra. Inizialmente gli Ottolenghi pagano un modesto affitto, poi, quando il denaro finisce, rimangono senza corrispondere alcun compenso.
Sisto Gianaroli, socialista, è abituato a dare ospitalità a chi ne ha bisogno: i suoi figli ricordano come ci fossero sempre persone per casa, ospiti ai pasti, e come il padre spesso desse la farina gratis a chi non se la poteva permettere.
Grazie anche all’aiuto di alcuni altri contadini fidati, Gianaroli riesce a nascondere gli Ottolenghi fino alla fine del conflitto e dare loro cibo e vestiario. I rischi sono tuttavia molto alti: la zona, a ridosso del passaggio della Linea Gotica, è spesso battuta dai reparti tedeschi alla ricerca di partigiani ed ebrei. Per questo motivo, i Gianaroli creano diversi nascondigli per gli Ottolenghi: sotto il pavimento, in una buca nel bosco, perfino nel canale che trasporta l’acqua al mulino e che è fuori servizio in quei mesi e in una buca nella sponda del torrente Rassenna.
Il mugnaio ospita per alcuni giorni anche alcuni aviatori alleati abbattuti con i loro aerei a nord della Linea Gotica, assumendosi un altro grave rischio. Negli ultimi giorni di guerra la presenza degli Ottolenghi viene notata da una spia fascista della zona che tuttavia viene casualmente catturata e uccisa dai partigiani proprio quel giorno, prima che possa riferire alle autorità tedesche.
Dopo la guerra la famiglia Gianaroli mantiene i rapporti con gli Ottolenghi. Nel giugno 1955, nell’ambito del decennale della Liberazione, Amerigo Ottolenghi scrive alla Comunità israelitica di Milano affinché i Gianaroli possano ricevere un riconoscimento per quanto fatto in loro aiuto. Nella lettera, Ottolenghi ricorda come nei momenti più difficili, ovvero le settimane passate in una buca scavata nella sponda del torrente Rassenna, «Il Gianaroli veniva di notte a portarci i viveri; prima dell’alba non mancava di portarci il latte caldo e le notizie sulla situazione e sulla possibilità, o meno, di ritornare al mulino».
Pier Paolo Ottolenghi, figlio di Amerigo, ha intrapreso in tempi più recenti la strada per il riconoscimento dei suoi salvatori come Giusti tra le Nazioni, avvenuto il 19 novembre 2008. Il 1° settembre 2009, durante una manifestazione ufficiale a Polinago, Donato Gianaroli, figlio di Sisto, unitamente ai fratelli, ha ricevuto l’attestato e le medaglie a nome dei genitori defunti.
Presso l’Istituto Levi di Vignola e l’Istituto Formiggini di Sassuolo sono stati piantumati due ulivi dedicati alla memoria di Sisto e Alberta Gianaroli. (EP)

Bibliografia Zuccotti Susan, The Italians and the Holocaust: Persecutiuon, Rescue, and Survival, London, Peter Halban, 1987, p. 226; trad. it. L’Olocausto in Italia, Milano, Mondadori, 1988.

MATERIALI ARCHIVISTICI

Archivio e Fondo Lettera di Amerigo Ottolenghi, 6 giugno 1955, CDEC, Fondo Riconoscimenti, in corso di ordinamento