Cognome: | Zanzi |
Nome: | Vittorio |
Data di nascita | 02/02/1896 |
Luogo di nascita | Granarolo Faentino (RA) |
Data di morte: | 28/01/1985 |
Luogo di morte | Cotignola (RA) |
Cenni biografici | Vittorio Zanzi nasce a Granarolo Faentino, in provincia di Ravenna, il 2 febbraio del 1896, da Battista ed Ernesta Minzolini, ed è l’ultimo di sei figli. Il padre emigra in America quando Vittorio è ancora piccolo, e muore accidentalmente mentre cerca di riunire la famiglia. La madre, rimasta vedova e con sei figli, si trasferisce allora a Cotignola (RA) dai propri genitori.
Il nonno materno prende i nipoti sotto la propria tutela, e in particolar modo si occupa dell’educazione del più piccolo. Mazziniano convinto, ha avuto due fratelli combattenti nelle guerre per l’indipendenza e l’unità d’Italia, e avrà una grande influenza su Vittorio, che nel frattempo studia e impara sempre dal nonno il mestiere di macellaio, aiutandolo in negozio. Giovanissimo, Vittorio si iscrive al Partito repubblicano, conquistato dai sentimenti di Patria e dagli ideali mazziniani, e in occasione del Primo conflitto mondiale sostiene l’intervento dell’Italia contro gli Imperi centrali. Viene quindi chiamato alle armi quando il Governo italiano decide l’entrata in guerra del Paese, e parte per il fronte dove viene aggregato all’VIII° Reggimento Bersaglieri (battaglione ciclisti) che opera sul Carso. Un episodio, in particolare, già fa luce sul suo spessore umano. Lui stesso, infatti, racconta che durante un’offensiva del suo battaglione si trova all’improvviso di fronte a un soldato nemico. Si appresta a sparargli a bruciapelo, per evitare che lui faccia altrettanto, ma poi succede che: “In quell’attimo avvertii in me qualche cosa di sensazionale, causato forse dall’osservare quel volto reso improvvisamente terreo dalla paura e da quegli occhi che mi fissavano terrorizzati, con tanta intensità, da farmi sentire impotente, pur essendo armato e pronto a sparare. Quel volto mi ha sempre accompagnato in seguito nella mia vita. E ringrazio il cielo per quel mio subitaneo impulso. Se fosse accaduto qualche cosa di diverso, ora la mia coscienza si roderebbe dal rimorso. Mi limitai soltanto a farlo prigioniero”. Dopo tre anni di guerra viene congedato nel luglio del 1918. Anche per merito delle sue gesta al fronte Vittorio acquisisce un certo spessore sociale, e il 24 ottobre del 1920 viene eletto consigliere comunale nella lista dei repubblicani. Un’esperienza che dura poco. Sono gli anni in cui si fa strada la figura di Mussolini, e il partito da lui fondato riesce a raccogliere le contestazioni dei reduci della Grande Guerra, che si sentono traditi dal Governo nelle loro rivendicazioni sociali. Pur essendo anch’egli un ex combattente, Vittorio non si fa invece attrarre dalle lusinghe mussoliniane. Anzi, con i fascisti si scontra spesso. Schedato dalla polizia di regime come “repubblicano pericoloso”, diventa un sorvegliato speciale fino alla fine del 1928, anno in cui, per i suoi meriti militari, viene cancellato dalle liste fasciste dei “sovversivi”. “Erano tempi brutti quelli”, racconta successivamente lo stesso Vittorio. “Ricordo quando, nel ’22, gruppi di squadristi armati invasero Cotignola per vendicare il ferimento del capo locale del fascio, venuto alle mani, insieme ad alcuni camerati, con due repubblicani. Incendiarono la sede del nostro partito e tutta la notte terrorizzarono la popolazione con minacce, atti vandalici, intimidazioni, percosse. Carabinieri e polizia lasciavano fare, e nessuno intervenne per reprimere le violenze. Incendiarono oltre a quella dei repubblicani, anche la sede del partito socialista e alcune abitazioni private”. Nel frattempo, nel 1923 Vittorio Zanzi si era unito in matrimonio con Serafina Bedeschi, e due anni dopo era nata Ernesta. Nonostante i divieti delle autorità egli rimarrà il punto di riferimento per i repubblicani di Cotignola e dintorni. La sua macelleria, dove continua nell’attività ereditata dal nonno, insieme ai fratelli Paolo ed Ercole, diventa un luogo d’incontro per tutti coloro che hanno subito lo scioglimento dei propri partiti, e la stima e la fiducia nei suoi confronti aumentano. Vittorio continua anche la sua attività antifascista, tanto che nel 1934 viene sottoposto a nuova vigilanza speciale, perché sospettato di svolgere propaganda contro il regime. Tuttavia, nel giugno del 1943, vista la stima di cui gode, e considerato l’apprezzamento delle Autorità locali nei suoi confronti, il Prefetto di Ravenna lo chiama per affidargli la carica di Commissario prefettizio del Comune di Cotignola, dopo che il Podestà in carica, per cattiva amministrazione, è stato deposto e allontanato dal paese. “Se fosse dipeso unicamente da me, avrei rifiutato quella nomina”, spiegherà poi lo stesso Vittorio Zanzi. “Ma le mie perplessità e i miei dubbi vennero fugati dai miei più stretti collaboratori, coi quali condividevo, da tempo, iniziative volte a contrastare e a rendere infruttuosi i programmi politici dello Stato fascista contro tutti gli oppositori e gli ebrei. Essi mi consigliarono di accettare quell’incarico che poteva essere sfruttato per rendere maggiormente proficua la rete di aiuto nei loro confronti ed evitare pericolosi sospetti da parte della polizia. Non accettando c’era il rischio che a fare da Commissario prefettizio venisse una persona di provata fede fascista, che avrebbe potuto scoprire ciò che stavamo facendo, con le conseguenze che si possono immaginare”. Vittorio Zanzi resta al suo posto anche dopo la caduta di Mussolini, e nonostante Cotignola faccia parte della Repubblica di Salò e sia occupata dall’esercito tedesco, collabora con gli emissari clandestini del Governo italiano in carica, che trovano in lui un punto di riferimento affidabile per l’organizzazione della rete di solidarietà. Rete che mette in salvo, negli ultimi anni di guerra, militari italiani e stranieri, partigiani, intere famiglie di ebrei e in generale tutti coloro che, a vario titolo, sono perseguitati dai nazifascisti e si rifugiano nei dintorni di Cotignola. Quando, il 10 aprile del 1945, Cotignola viene liberata, è un paese praticamente distrutto. Inizia così un difficile dopoguerra, e un’ancora più difficile riappacificazione tra le persone di diverso pensiero politico. Negli anni sessanta, poi, iniziano ad arrivare anche i primi riconoscimenti da parte delle istituzioni e dello Stato italiano non solo a Vittorio Zanzi e a sua moglie Serafina, ma a tutta la comunità di Cotignola. Anche le associazioni degli Ebrei Italiani e dei partigiani conferiscono attestati di riconoscenza a Vittorio Zanzi, che perduta la moglie il 14 febbraio del 1974, continua a essere personalità più pubblica che privata, fino alla sua morte, che avviene il 28 gennaio del 1985. |
Sorte: | Sopravvissuto |
Sesso: | Uomo |
Professione: | Macellaio
Commissario prefettizio |
Data del riconoscimento di Giusto tra le Nazioni e file Yad Vashem: | 25/03/2002, M.31.2/9652 |
Modalità del salvataggio |
|
Persone salvate* | Coen Pirani Emma Coen Pirani Renato Coen Pirani Vitali Nella Costa Jacchia Marcella de Martino Liade Martino Macchioro Anna de Martino Vera Del Vecchio Luisa Jona Golfarelli Ines Jona Maria Grazia Jona Pina Jona Umberto Lopes Pegna Ettore Lopes Pegna Giuseppe Lopes Pegna Ubaldo Macchioro Aurelio Macchioro Parra Rosita Muggia Aldo Muggia Bonfiglioli Liliana Muggia Giorgio Muggia Marco Muggia Valabrega Isotta Augusta Oppenheim Lea Oppenheim Marco Oppenheim Schwarz Silvia Ottolenghi Emilio Ottolenghi Emma Ottolenghi Guido Ottolenghi Luisella Ottolenghi Valabrega Ada Sacerdote Minzolini Sigismonda Sacerdote Vittorio Emanuele Schwarz Macchioro Luigia Zuckermann Elsa Zuckermann Franca Zuckermann Giuseppe Zuckermann Jacchia Clara Zuckermann Mirella* Tra i nominativi degli ebrei salvati a Cotignola non compaiono né Marie Artus né Ernesto de Martino, perché non ebrei. Compaiono invece sia Luisa Del Vecchio che Liliana Bonfiglioli, con il figlio Marco Muggia, che pur non essendo stati nascosti nel piccolo paesino romagnolo tuttavia hanno usufruito della rete di salvataggio e di aiuti messa in piedi da Vittorio Zanzi. |
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., XXXV Anniversario della Liberazione. Documenti scritti e testimonianze, Comune di Cotignola, Cotignola 1980.
AA.VV., Vittorio Zanzi, Edit Faenza, Faenza 2005. Bassi M., Cotignola: un approdo di salvezza per gli Ebrei e per i perseguitati politici durante la guerra (1943-1945), in Comitato Diodesano (a cura di), Testimonianze di fede e di carità nel tempo di guerra (1943-1945), Litografia Faenza, Faenza 1985. Capristo A. – Fabre G., Il registro. La cacciata degli ebrei dallo Stato italiano nei protocolli della Corte dei Conti 1938-1943, Il Mulino, Bologna 2018. Grasselli A., Stranieri in patria. Gli ebrei bolognesi dalle leggi antiebraiche all’8 settembre del 1943, Pendragon, Bologna 2006. Guarnieri Patrizia, Intellettuali in fuga dall’Italia fascista. Migranti, esuli e rifugiati per motivi politici e razziali, Firenze University Press, Firenze 2019. Gutman I. – Rivlin B. (a cura di), I giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-1945, Mondadori, Milano 2006. Onofri N. S., Ebrei e fascismo a Bologna, Editrice grafica Lavino, Crespellano 1989. Pardo L. – Delburgo C., Barbarie sotto le due torri. Leggi razziali e Shoah a Bologna, Centro stampa regionale, Bologna 2018. |
MATERIALI MULTIMEDIALI
Link a eventuali materiali video | Link al video |