Luogo Modena, Verica, Monte Folignano (Mo) Emilia Romagna, Italia

Racconto della vicenda

Su richiesta di don Michele Montanari, che ne ha avuto segnalazione dall’avvocato Alfonso Taccoli di Modena, Alfonso e Clementa Mucciarini accolgono e nascondono nella loro casa di Monte Folignano di Verica l’ingegner Mario Levi di Bologna, sua moglie Ida Crimi e la figlia più piccola, Maria Franca, di due anni.
Alfonso Mucciarini, un piccolo proprietario di terreni e castagneti a Verica, dispone di una grande casa e all’epoca i suoi figli, tutti sposati a eccezione della più piccola, Maria, di diciotto anni, vivono in altre case a Verica o si trovano in prigionia (Ubaldo prigioniero degli inglesi e Osvaldo prigioniero in Germania).
La fuga della famiglia Levi ha inizio da Bologna. A fine giugno 1943 lasciano la casa di via Rialto 19, per la villeggiatura a Susano di Vergato (Bo), in una casa in affitto. Dopo l’8 settembre Mario Levi decide di prolungare la permanenza a Susano, luogo ritenuto più sicuro di Bologna. Sentendosi comunque in pericolo, nel dicembre 1943 i Levi si recano a Modena, dove vivono i genitori e una sorella di Ida, Fortunata Crimi, segretaria dell’avvocato Taccoli. Questi fa parte del Comitato di Liberazione Nazionale e suggerisce ai Levi la fuga in Svizzera in barca attraverso il lago di Como, lasciando i figli in Italia, affidati a parenti. La fuga viene ritardata dall’aggravarsi e dalla morte di Francesco Crimi, padre di Ida.
Taccoli propone allora in alternativa il trasferimento a Verica, sulle montagne modenesi, dove Mario e Ida Levi si recano muniti di una sua lettera di presentazione per il parroco di Verica. Questi, don Montanari, dopo averli ospitati a casa propria per alcuni giorni, trova una famiglia del luogo disposta ad accoglierli, i Mucciarini.
Per destare meno sospetti, poiché era stata segnalata la fuga da Bologna di una famiglia di ebrei con sei figli, i coniugi Levi si recano da soli a Monte Folignano di Verica e successivamente vanno a prendere la figlia più piccola, Maria Franca, e si stabiliscono a casa Mucciarini, da novembre 1943 ad aprile 1945.
Alfonso Mucciarini li accoglie pur essendo a conoscenza dei rischi che corre e ai quali espone la sua famiglia. Nel ricordo di Viviana e Piero Levi, Mucciarini è un uomo di poche parole ma carismatico, dotato di grande bontà, rettitudine e onestà. Poiché i Levi hanno detto ai Mucciarini di avere un’unica figlia, quando dopo il 1944 giungono a Monte Folignano anche gli altri figli, sono presentati come nipoti e accolti anch’essi dai Mucciarini.
A casa Mucciarini i Levi con la piccola Maria Franca dispongono di una camera e cucina, senza elettricità, né acqua corrente, né servizi. L’acqua viene trasportata a secchi dalla vicina sorgente e l’illuminazione è fornita da candele, lumi a petrolio e da una lampada a batteria per la cucina. La casa si trova sulla sommità di una collina, in un luogo abbastanza isolato e sicuro. Disposta su tre piani, poggia su uno sperone roccioso.
Gli altri figli sono sistemati altrove: Piero di dodici anni a Gaggio di Piano, una frazione di Castelfranco Emilia (Mo), presso i Moretti, una famiglia contadina di una ventina di persone; Paola, quattro anni, a casa della zia Fortunata Crimi, ai Mulini Nuovi di Modena; Viviana, di undici anni, a Castelfranco, presso la famiglia Martinelli, parenti acquisiti di Fortunata Crimi; mentre Gabriella e Gianna, di nove e sei anni, grazie a Monsignor Nascetti sono ospitate a Bologna nell’orfanotrofio della parrocchia di San Giuseppe e Ignazio al Pontevecchio. Lì restano fino al mese di giugno 1944, per riunirsi poi al resto della famiglia a Verica, quando i bombardamenti rendono pericolosa la loro permanenza a Bologna. La vigilia di Natale 1944 Ida, temendo i bombardamenti su Gaggio e i rastrellamenti tedeschi, va a prendere anche il figlio Piero e lo porta a Verica, insieme al resto della famiglia.
Da settembre 1944 una formazione partigiana della 7a Brigata Garibaldi, guidata da Mario Ricci detto “Armando”, un conoscente di Alfonso Mucciarini, si accampa a Monte Folignano, vicino alla casa. A seguito di un attentato contro un mezzo tedesco e la conseguente rappresaglia, il 24 settembre 1944 c’è uno scontro tra partigiani e militari tedeschi, durante il quale Mario Levi lascia precipitosamente casa Mucciarini e si unisce ai partigiani. La moglie e i figli restano con i Mucciarini che le curarono e protessero fino all’aprile del 1945.
L’ultimo anno passato a casa Monte Folignano è molto duro: l’inverno particolarmente rigido e la mancanza di notizie del marito e la vicinanza del fronte rendono la vita difficile. Inoltre, a casa Mucciarini da fine settembre a dicembre 1944 si è stabilito il comando tedesco. Temendo rastrellamenti per i lavori forzati o la deportazione, a fine gennaio 1945, Alfonso Mucciarini organizza il viaggio di ritorno di Piero Levi a Gaggio di Piano dove rimane fino alla Liberazione. Per recarsi a Modena a prendere del denaro affidato alla sorella Fortunata, o andare a trovare il figlio Piero, in più occasioni Ida e la figlia Viviana, lasciate le altre bambine ai Mucciarini, partono da Verica, affrontando un viaggio lungo e pericoloso, per lo più a piedi, fino a Vignola e di lì a Modena, in treno o con mezzi di fortuna.
Dopo la Liberazione Ida si reca a Pavullo e lì ritrova il marito, che dopo essere stato comandante della 7a Brigata Modena della Divisione Armando, ha poi assunto il ruolo di ufficiale di collegamento con l’esercito americano, sfruttando la sua conoscenza perfetta di inglese, francese e arabo, poiché ha studiato ad Alessandria d’Egitto dove il padre ingegnere ha lavorato per un periodo. Riunita la famiglia, i Levi fanno ritorno a Monte Folignano dove restano per qualche tempo, poi si spostano a Modena, quindi ritornano a Bologna dove, senza ritrovare quasi nulla dei propri averi, ricostruiscono la propria vita, e dove nasce la figlia Annalia.
Per aver servito l’esercito americano, nel 1972 Mario Levi viene insignito di Medaglia d’Argento al Valor Militare. I Levi mantengono stretti rapporti con Alfonso Mucciarini e la sua famiglia, continuando a frequentarli dopo la guerra, sia a Verica sia a Bologna.
Il 18 ottobre 2010 nel corso di una cerimonia a Verica, viene piantato un albero dei Giusti a ricordo di don Montanari e delle famiglie che avevano ospitato i Neppi, altre famiglie ebree in fuga. In quell’occasione, Gianna Levi porta la testimonianza del ruolo che i Mucciarini ebbero per la salvezza della sua famiglia. L’interessamento della famiglia Levi è stato fondamentale per istruire la pratica di riconoscimento di Alfonso Mucciarini quale Giusto tra le Nazioni, conclusasi nel 2015 con il conferimento dell’onorificenza alla presenza dei discendenti di Alfonso e Clementa Mucciarini e della famiglia Levi. (EC)

Bibliografia

Yad Vashem, file Mucciarini

Carboni, E., Ebrei a Susano (Una storia tragica finita bene), Vergato News 24

Levi, V. Le leggi razziali e la mia famiglia, www.storiamemoria.it

 

ALTRE FONTI

Il Resto del Carlino, 9/07/2014

Grasselli, A., Stranieri in patria. Gli ebrei bolognesi dalle leggi antiebraiche all’8 settembre del 1943, Bologna 2006, pp. 150-158

memorie di Piero Levi, dattiloscritto di proprietà della famiglia Levi

memorie di Gianna Levi Camisa, dattiloscritto

Cussini, intervista a Viviana Levi, 30.10.2017.

DUE NUOVI PAVULLESI RICONOSCIUTI 'GIUSTI TRA LE NAZIONI'
La consegna ufficiale dell'onorificenza

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