Chi non scelse l’indifferenza

“Chi salva una vita salva il mondo intero”: è ciò che viene affermato in un passo del Talmud da cui poi è tratto il termine “Giusto”. Termine applicato, per la prima volta, dallo Yad Vashem di Gerusalemme, in riferimento a coloro che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazifascista messa in atto in Europa, nel corso della Seconda guerra mondiale.

I “Giusti tra le Nazioni” riconosciuti dallo Yad Vashem sono ad oggi più di 25mila, di cui più di 700 sono italiani. Ma, al di là del riconoscimento ufficiale, molti furono gli italiani che sabotarono le vessazioni degli occupanti e compirono atti di generosità nei confronti degli ebrei. In molti casi questi atti furono decisivi per salvarli dalle persecuzioni, in altri non furono sufficienti. Tanti di questi italiani non compaiono tra i “Giusti tra le Nazioni” perché, per diversi motivi, non è stato possibile avviare la pratica di riconoscimento. Tuttavia, si trattò allo stesso modo di persone comuni che, a un certo punto della loro vita, di fronte a ingiustizie e persecuzioni, andarono con coraggio in soccorso dei sofferenti, mettendo comunque a rischio la propria incolumità. Così come coloro che un riconoscimento ufficiale l’hanno ottenuto, anche in questo caso non si trattò né di santi né di eroi, ma di figure capaci, con la loro coscienza e la loro capacità di giudizio, di anticipare il corso degli avvenimenti, accogliendo, proteggendo, spesso salvando, ma di sicuro esprimendo la propria umanità nel soccorso a un altro essere umano.

Li potremmo definire anch’essi, senza banalizzare in alcun modo il valore esemplare di chi merita di essere onorato, “Giusti dell’umanità”, in riferimento alla Giornata europea dei Giusti del 6 marzo, approvata dal Parlamento europeo nel maggio del 2012, e riconosciuta anche in Italia con la Legge del 20 dicembre 2017 (n. 212), che istituì appunto una Giornata “dedicata a mantenere viva e rinnovare la memoria di quanti, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno fatto del bene salvando vite umane, si sono battuti in favore dei diritti umani durante i genocidi e hanno difeso la dignità della persona rifiutando di piegarsi ai totalitarismi e alle discriminazioni tra esseri umani”. La categoria dei Giusti elaborata dallo Yad Vashem è d’altronde un concetto che ha un valore universale, quindi, indipendentemente dal conferimento dell’onorificenza, è parso legittimo estendere l’interesse della ricerca anche al di là di questo limite e aprire una nuova sezione dedicata ai “Giusti senza riconoscimento”.

In particolare, si è deciso di ricercare e riportare le storie di quegli emiliani e romagnoli che, a prescindere da quanto abbiano messo rischio la propria carriera o più in generale la propria vita, sono stati capaci di andare controcorrente, in difesa degli ebrei in cerca di riparo e rifugio dalle persecuzioni nazifasciste. Sono le storie di coloro che, in quel preciso momento storico che si riferisce agli anni del Secondo conflitto mondiale, hanno comunque tentato di preservare i valori umani di fronte a leggi ingiuste o all’indifferenza della società. Di coloro che hanno messo comunque in atto una forma di “resistenza morale e civile”, che in un sistema totalitario o in una dittatura, significa difesa della libertà, della pluralità umana, dei valori della democrazia.

Raccontare anche le loro storie è un modo per “ampliare l’orizzonte” e, con tutti i limiti di ogni ricerca storica, onorare le donne e gli uomini che, di fronte a delle atrocità di massa, si assunsero una responsabilità personale per difendere la dignità umana e per venire in soccorso delle vittime. Ed è anche un modo, di conseguenza, per contrastare l’indifferenza, quell’indifferenza che uccide, e ricordare a tutti e a ciascuno che ci si può e ci si deve sempre mettere in gioco e intervenire in difesa dei diritti fondamentali, e in questo caso specifico del diritto alla vita.


GIUSTI

CICOGNANI
UGO


PONZONI
Angelica