I Salvati: le famiglie Finzi e Rimini nel 1942 © Cesare M. Finzi e Cesare Rimini

Luogo Ravenna, Cattolica (RN), Mondaino (RN), Montefiore Conca (RN)
Racconto della vicenda

Dopo l’8 settembre 1943 Enzo Finzi raggiunge la moglie Nella Rimini e i loro figli Manlio e Cesare Moisé, sfollati da Ferrara, in un paesino fuori città: avendo saputo dell’arresto dei loro parenti di Bolzano, a metà settembre scelgono di fuggire insieme alla famiglia del cognato Giuseppe Rimini, formata dalla moglie Lina Ardenti e i figli Cesare, Mariella, Silvana e Graziana, residenti a Mantova. Senza avere un piano preciso, decidono di prendere un treno verso Sud, in direzione degli Alleati.


Tuttavia, arrivati all’altezza di Ravenna all’ora del coprifuoco, il convoglio viene fermato: le due famiglie, sapendo di essere in pericolo, non sanno a chi rivolgersi per avere aiuto. Giuseppe Rimini si ricorda così di avere conosciuto qualche mese prima Gino Muratori, di Ravenna.


Nel luglio 1943, infatti, i bambini delle due famiglie erano andati in colonia a Cortina d’Ampezzo, presso il Kinderheim Villa degli Usignoli. Dopo il 25 luglio 1943, temendo una reazione fascista o tedesca alla deposizione di Mussolini, Giuseppe Rimini e la sorella Nella vanno a riprendere i bambini. Il 28 luglio, durante il viaggio di ritorno verso Mantova e Ferrara, Giuseppe Rimini ha occasione di simpatizzare con Gino Muratori che, come loro, era andato a riprendere le figlie in colonia. In quella occasione Rimini e Muratori si scambiano i contatti, con la promessa di aiutarsi reciprocamente, in caso di bisogno.

La casa dei Muratori si trova abbastanza vicina alla stazione e così i Rimini e i Finzi si presentano alla loro porta: tutti vengono accolti, per quella notte vengono ospitati e nascosti.


Il giorno dopo, i Finzi e i Rimini proseguono il loro viaggio verso Gabicce, località che conoscevano grazie a vacanze del passato. Gino Muratori e la moglie Giuseppina (Pina) Frignani, anche in seguito, continuano a essere un importante punto di riferimento per le due famiglie, ricevendo e facendo loro recapitare denaro, missive e vestiario da parenti rimasti a Ferrara e a Mantova.


Lasciata Ravenna, il gruppo si sposta dunque lungo la costa alloggiando in pensioni di Rimini e Fano prima di arrivare finalmente a Gabicce. Qui vengono raggiunti anche dalla zia, Maria Cantoni D’Angeli, dalla madre di Enzo Finzi, Ada Rocca, e da un dipendente della ditta dei Rimini, Guido Vivanti. Dato che i ragazzi crescevano e l’inverno si avvicinava, decidono di fare realizzare dei cappotti per loro da un sarto di Cattolica, Guido Morganti, e gli portano dei tagli di stoffa.


Intanto, scoprono che altri ebrei che si trovavano nelle loro stesse condizioni, ospitati in un albergo della località marittima, erano riusciti ad avere dei documenti falsi. Anche loro riescono a ottenere delle carte d’identità in bianco, con la firma del podestà Romeo Zoppi, grazie al contatto con una persona rimasta a tutt’oggi ignota: probabilmente si trattava del segretario comunale Loris Sgarbi. Divengono così le famiglie Franzi (Finzi) e Ruini (Rimini), con i signori Carloni (Cantoni) e Vivaldi (Vivanti). A questo punto non è più possibile per loro rimanere a Gabicce, dato che nell’albergo dove si trovano si sono registrati coi loro nomi veri.

Prima di scappare, si recano dal sarto di Cattolica per riprendere i tagli di stoffa, ma, essendosi abituati a usare i nomi falsi, sbagliano nel dargli le loro generalità: il sarto Morganti non riesce a trovare nessuna stoffa a nome Franzi e Ruini. Costretti a rivelare l’errore, i Finzi e Rimini lo pregano di non denunciarli.


Sentendo il nome Rimini, Morganti ricostruisce un antico debito di riconoscenza nei confronti della famiglia di Leone Rimini, il nonno di Giuseppe, commerciante di tessuti a Mantova. Questi aveva aiutato suo nonno, un sarto di Mondaino che si riforniva dalla ditta Rimini, in un momento di difficoltà economica. Leone Rimini aveva rinunciato ad esigere un credito e per questo era ricordato dai Morganti con molta gratitudine.


Morganti decide quindi di aiutare il gruppo, organizzandone il trasferimento presso dei parenti a Mondaino, dove li porta personalmente su due carretti trainati da buoi, mentre Guido Vivanti li raggiunge un mese dopo. A causa dei bombardamenti, sfolleranno successivamente a Montefiore Conca. Le due parenti più anziane, Maria Cantoni D’Angeli e Ada Finzi Rocca, vengono invece alloggiate presso un convento di suore a Morciano.


Pur non riuscendo più a incontrarli nei due anni seguenti, anche Guido Morganti continua a interessarsi della loro sorte. Tutti e tredici sfuggono alla deportazione e rimangono nascosti da questa rete di aiuti fino alla liberazione: ripresa la propria identità, a fine aprile 1945 fanno ritorno a Mantova e a Ferrara.


La storia del salvataggio, mai divulgata da Guido Morganti nemmeno ai parenti più prossimi e di cui era a conoscenza solo la moglie Ada, è divenuta nota grazie ai racconti autobiografici pubblicati da due dei salvati, all’epoca bambini, i cugini Cesare Rimini (1997) e Cesare Moisé Finzi (2006).


Il 14 gennaio 2007 Gino e Pina Muratori, insieme a Guido Morganti, sono stati riconosciuti Giusti tra le Nazioni.
Nel 2008 è intitolata a Guido Morganti una strada nel comune di Cattolica. Il 6 marzo 2015, al Parco 25 aprile di Rimini, nel Giardino dei Giusti, è scoperta la targa in sua memoria alla presenza di Cesare Moisé Finzi. Il 7 ottobre 2017 in Piazza della Repubblica a Cattolica, gli è dedicato un murale.


Il 5 marzo 2017 la Città di Ravenna dedica a Gino e Pina Muratori e ad altri Giusti romagnoli la strada Largo dei Giusti tra le Nazioni Ravennati (Viale Santi Baldini) e un giardino denominato “Il Largo”, ispirato al Giardino dei Giusti di Yad Vashem, dove sono stati piantati undici lecci. (EC-EP)

Bibliografia Caravita G., Ebrei in Romagna, 1938-1945, Longo 1991

Finzi R., L’università italiana e le leggi antiebraiche, Editori Riuniti 1997

Finzi C. M., Qualcuno si è salvato ma niente è stato più come prima, Il Ponte Vecchio 2006

 “Testimonianza su una famiglia ebraica salvata dallo sterminio a Ravenna da Gino Muratori “giusto fra le nazioni”, relazione presentata al convegno Le leggi razziali antiebraiche del 1938 e la loro applicazione a Ravenna e in Romagna, Bertinoro-Ravenna, 27-28 maggio 2008

“Un sarto riconoscente” pp. 466-469, in L. Picciotto, Salvarsi. Gli Ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945, Giulio Einaudi editore 2017.

Rimini C., Una carta in più, Mondadori 1997

C. M. Finzi, “Un sarto riconoscente” pp. 466-469, in L. Picciotto, Salvarsi. Gli Ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945, Giulio Einaudi editore 2017.